A dominio e protezione del territorio di Marano e di buona parte della Valpolicella, il Monte Castelòn è una piccola altura che si erge, isolata e inconfondibile, con la sua tipica forma a rocca: un piccolo altopiano sulla vetta (588 m) circondato da pareti scoscese. La sua posizione dominante e le sue caratteristiche fisiche hanno fatto si che venisse strategicamente scelto come sede di numerosi insediamenti umani, ma anche costantemente considerato come un luogo che evoca una profonda sacralità.
La terrazza sommitale è stata occupata dall’età del bronzo fino all’età medievale, quando fu sede di un castello, che trova testimonianze a partire dall’ XI sec. a.C. fino al XIV sec. a.C., quando venne fortificato da Federico Della Scala come luogo di potere della c.d. “Contea della Valpolicella”, per poi venire distrutto per sempre nel 1325. Le sue rovine però dovevano essere visibili almeno fino all’ Ottocento: sono infatti raffigurate all’interno del Catasto Austriaco.
Inoltre, le indagini archeologiche hanno messo in luce nella zona meridionale del Monte tracce materiali riferibili agli inizi, alla piena e alla tarda età del ferro.
La sacralità del Castelòn, testimoniata dai luoghi di culto pagani che si sono succeduti nel luogo dove oggi si possono vedere le rovine del Tempio di Minerva, continua in epoca cristiana e fino ai nostri giorni con la costruzione del Santuario di Santa Maria in Valverde. Di questo se ne trova traccia a partire dagli inizi del ‘400 in numerosi testamenti. Il piccolo luogo di culto ha tuttora come principale motivo di interesse e devozione una statua lignea della Madonna con Bambino datata 1516. La statua è al centro di un’antica tradizione, presente anche ai nostri giorni: essa infatti viene portata in processione intorno al Castelòn durante i festeggiamenti del c.d. “Triduo di San Marco” a fine aprile, accompagnata dallo scoppio dei tradizionali “trombini”.